Tra i partner del Consorzio Agrario di Treviso e Belluno, Ital Green Oil srl ricopre certamente un ruolo di spicco. L’azienda, che fa parte del Gruppo Marseglia, ha sede in San Pietro di Morubio (VR) ed è specializzata nella lavorazione del seme di soia convenzionale, quasi tutto di origine nazionale (nel 2020 il 97% soia nazionale ed il 3% di origine europea). Una azienda leader che, con i suoi 40 dipendenti, sviluppa un volume di affari di ca. 100 milioni di euro l’anno. A guidarla è Marcello Del Ferraro, da 25 anni in Ital Green Oil, da giugno 2018 amministratore unico dell’azienda e da luglio 2017 presidente Assitol, associazione di categoria del settore oleario.

Qual è la filosofia aziendale di Ital Green Oil?

Ital Green Oil srl è anzitutto un’industria vocata alla materia prima nazionale. Negli anni ci siamo specializzati nella lavorazione del seme di soia anche per evidenti ragioni logistiche, essendo l’azienda ubicata nel cuore della pianura Padana, dove è concentrata tutta la produzione della soia. Da molti anni abbiamo adottato un disciplinare di sostenibilità del seme di soia (CSQA DTP112), per questo motivo preferiamo avere dei rapporti duraturi e ripetitivi con i nostri fornitori. Cerchiamo di acquistare la materia prima direttamente dai produttori agricoli, tramite Consorzi Agrari, Cooperative e raccoglitori.

Con il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno collaborate da tempo, quali sono le caratteristiche che lo rendono – per la vostra realtà – un partner affidabile?

Con il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno abbiamo rapporti da lungo tempo anche se la collaborazione si è intensificata maggiormente nell’ultimo biennio, questo in virtù dello storico rapporto in essere con il Consorzio Agrario del FVG con il quale il Consorzio di Treviso e Belluno ha avviato una importante sinergia. La riteniamo una struttura molto affidabile con cui operiamo in stretta sintonia, come deve essere per poter trattare agevolmente le varie problematiche che si presentano ogni anno, in particolare al momento della raccolta. Negli ultimi anni, infatti, si sono molto velocizzate le raccolte di tutti i prodotti agricoli, sia per l’utilizzo di macchine sempre più grandi che per una maggiore efficienza operativa, quindi nel nostro settore dobbiamo programmare le attività pensando ad un futuro sempre più complicato per la logistica in epoca di raccolto. In tal senso il Consorzio di Treviso e Belluno è un partner molto ambito poiché ha la possibilità sia di stoccare il prodotto che di spedirlo alla destinazione finale.

Qual è la situazione attuale del settore oleario e quali le previsioni per i prossimi mesi?

Il settore sta vivendo un momento molto particolare, i prezzi degli oli sono ai massimi degli ultimi dieci anni e sono saliti violentemente. Il rialzo sicuramente nel primo periodo fa tutti contenti, ma la violenza con cui il valore dell’olio è salito può fare dei danni sul medio-lungo periodo, non ultimo una successiva rapida discesa. Fare una fotografia per i prossimi mesi non è possibile, viviamo in un periodo dove tutto va veloce e tutto cambia rapidamente; alcuni anni fa i mercati avevano delle tendenze che duravano degli anni, oggi non è più così. Per quanto riguarda gli stabilimenti oleari italiani, eccetto quelli portuali di Porto Marghera e Ravenna che lavorano con seme d’importazione, gli altri siti di produzione vivono di luce riflessa delle produzioni di semi oleosi coltivati sul territorio nazionale: se le produzioni a livello quantitativo sono buone anche gli stabilimenti vanno bene. Colgo l’occasione per sottolineare quanto sia stato importante, per noi Italiani, il decennio del 1980, quando, grazie alla lungimiranza ed allo sforzo sia normativo che economico fatto dal gruppo Ferruzzi (all’epoca proprietario della Italiana Olii e Risi/Cereol), e con una massiccia azione di informazione agricola, si è passati dalla coltivazione pressoché unica del mais, alla coltura del seme di soia. Questo lo dobbiamo sempre ricordare: se attualmente esiste la soia in pianura Padana lo si deve a loro. Oggi sarebbe importante capire come ampliare queste coltivazioni di soia, dato che siamo ancora altamente deficitari.

Più in generale, cosa auspica per il futuro del comparto?

Come detto in precedenza, per il comparto oleario attualmente servirebbe anzitutto una maggiore disponibilità di materia prima. Ritengo, inoltre, che oramai sia fondamentale assicurare la sostenibilità di tutti i prodotti destinati al settore alimentare (oggi è obbligatoria solo per i prodotti destinati ad uso energetico e biocarburanti), perché la sostenibilità e le filiere – lo vediamo con le varie esperienze maturate sul campo – portano sempre un miglioramento del prodotto. E maggiore qualità vuol dire maggiore valore.