Intervista a Stefano Svegliado, amministratore delegato di FemoGas Spa, la società veneta che fa scuola a livello nazionale

FemoGas è una società veneta con sede a Cittadella, la cui idea imprenditoriale è nata una quindicina d’anni fa da un piccolo nucleo di visionari che sono diventati i pionieri del settore biogas in Italia. Oggi l’azienda è considerata un’eccellenza sul fronte della sostenibilità, tanto che Legambiente ha definito i suoi impianti un esempio da seguire e una delle attività grazie alle quali poter sperare di dare un futuro migliore al pianeta. Oltre a realizzare e gestire impianti di biometano, FemoGas è in prima linea nella divulgazione di temi legati alla transizione energetica attraverso l’educazione ambientale nelle scuole – dalle primarie alle secondarie di secondo grado –, le visite guidate agli impianti rivolte ai cittadini e il Festival del Biometano, manifestazione itinerante che ogni anno sensibilizza migliaia di persone mescolando momenti formativi e ludici.

Ing. Svegliado, si parla spesso di energie rinnovabili come alternativa alla dipendenza dal petrolio e come via obbligata per ridurre l’inquinamento prodotto dalle fonti fossili. Come si posiziona il biometano in questo scenario?

Il biometano è una forma di energia di origine naturale e che non va a intaccare risorse esauribili. FemoGas produce biometano da matrice agricola, vale a dire utilizzando principalmente reflui zootecnici, sia bovini che avicoli, e scarti del settore agroalimentare, come la sansa delle olive. Il nostro biometano, oltre a dare un contributo verso l’autosufficienza italiana ed europea per quanto riguarda l’energia, è dunque una risposta concreta alla filiera dell’agricoltura. Ma i benefici non finiscono qui: il processo di digestione anaerobica svolto nei nostri impianti riduce le emissioni in atmosfera di CO2, metano e ammoniaca, che sono notoriamente dei micidiali gas serra.

Si può parlare dunque di economia circolare?

Esattamente. Oltre al biometano, dalla stessa materia di partenza produciamo il digestato, che è un fertilizzante organico molto nutriente. Ebbene, questo compost torna a concimare la campagna delle stesse aziende agricole che ci conferiscono i loro reflui. Un circolo virtuoso dalla stalla alla stalla, per così dire. Il vantaggio è che si possono sostituire i concimi chimici con il digestato di origine bio, con un risparmio di denaro e indubbi benefici di tipo ambientale. Si aggiunga che normalmente ci occupiamo noi sia di prelevare i reflui sia di riportare e spargere sul campo il digestato, sollevando le aziende agricole di costi, tempo e gestione degli aspetti burocratici.

Come accolgono gli agricoltori le vostre iniziative?

Direi a braccia aperte. Non ci limitiamo infatti a supportarli nella risoluzione di un loro problema oggettivo, ma li coinvolgiamo direttamente nella gestione degli impianti. Pensi che nel nostro impianto di Schiavon, definito dalla stampa il più importante d’Europa, le 120 aziende agricole della Destra Brenta che vi conferiscono sono al tempo stesso socie della società operativa. La gestione consortile, che è una novità e un unicum nel nostro settore, responsabilizza agricoltori e allevatori, premiando il loro impegno mediante la restituzione del digestato e l’erogazione di servizi che ne alleviano il lavoro ed efficientano i loro margini economici. Un percorso che ci auguriamo di condividere anche con il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno, un ente eccellente poiché sa garantire la qualità di filiera. Per questo, qualche mese fa abbiamo firmato con il Consorzio un protocollo importante, che permetterà di far comprendere ai protagonisti del mondo agricolo trevigiano e bellunese come le energie rinnovabili siano un plus per l’intero comparto.