L’intervista a Gianluca Lelli, Amministratore Delegato di Consorzi Agrari d’Italia.

Consorzi Agrari d’Italia, CAI, è una realtà che produce oltre 1,3 miliardi di euro di ricavi annui, conta più di 20 mila soci e rappresenta la più grande piattaforma per il collocamento delle produzioni agricole nazionali presente oggi in 12 regioni. Ad oggi fanno parte di CAI: Consorzio dell’Emilia, Consorzio del Tirreno, Consorzio Centro Sud, Consorzio Adriatico e Consorzio Agrario del Nordest, Consorzio Agrario di Siena, B.F. S.P.A. 

Di questo e di altri temi abbiamo parato con Gianluca Lelli, Amministratore Delegato di Consorzi Agrari d’Italia.

CAI nasce solo 4 anni fa”, racconta Lelli, “raccogliendo la secolare esperienza dei consorzi agrari che da generazioni assistono gli agricoltori su tutto il territorio italiano.

In pochi anni CAI è diventata una struttura imprescindibile per l’agricoltura del nostro Paese e conta oltre 350 agenzie sul territorio, 216 centri di stoccaggio, 28 siti produttivi e più di 700 dipendenti”.

Questi sono alcuni dei numeri che aiutano a dare un’idea dell’importanza e del peso specifico di CAI, ma non della sua ambizione finale.

Abbiamo l’obiettivo”, prosegue Lelli, “di mantenere le caratteristiche valoriali che hanno rappresentato il tratto distintivo dei Consorzi Agrari di un tempo, combinandole con una struttura moderna, manageriale, che tenga in considerazione la durabilità e la sostenibilità del business.”                                                                            

Come dicevamo, il progetto prende le mosse dall’eredità storica dei Consorzi, che a fine ‘800, in un Italia letteralmente affamata dalla crescita demografica e da tecniche colturali obsolete non riusciva a provvedere ai bisogni primari della popolazione. Oggi la situazione non è quella di allora, ma è innegabile che l’agricoltura si trovi ad affrontare un momento di passaggio e che gli agricoltori abbiano bisogno di un sostegno competente e strutturato per affrontare delle sfide che non sono più “nel futuro”, ma nel quotidiano. 

Cambiamenti climatici, accesso al credito, sostenibilità  economica  ed  ambientale  dell’impresa, transizione ecologica e digitalizzazione del settore non sono più temi differibili e l’azienda agricola ha bisogno di un partner affidabile su cui contare per fronteggiare il cambiamento”.

E CAI rappresenta un interlocutore in grado di rispondere a questi bisogni?

Esatto. È quello che siamo, ogni giorno di più. Ad oggi non c’è nel nostro Paese (e talvolta anche oltre confine) una realtà in grado di erogare tutti i servizi che CAI ha nel proprio bagaglio: da quelli finanziari a quelli assicurativi, dalla meccanizzazione alla promozione delle filiere, dall’accesso al credito alla rete di tecnici a disposizione degli agricoltori: non esiste un soggetto paragonabile a CAI per ampiezza dell’offerta, competenze, solidità e penetrazione di mercato.

La presenza sul territorio, la conoscenza delle specificità di ciascuna area insieme ad un coordinamento centralizzato e una tale varietà di soluzioni, ci offre un vantaggio competitivo che è solo da cogliere.

Qual è l’obiettivo per CAI?

CAI è tra quelle rare aziende che hanno come obiettivo di “fare bene facendo del bene” ai propri soci e clienti. Affiancarli in questo momento storico, dimostrare agli agricoltori che siamo dei consulenti al loro servizio impegnati a garantire il loro benessere.  Il nostro approccio non è semplicemente quello di vendere prodotti o servizi, ma di garantire la sostenibilità delle loro aziende, perché abbiamo come obiettivo la creazione di valore anche per le prossime generazioni.

Ma in pratica come si realizza questo supporto?

Possiamo fare alcuni esempi: il primo riguarda il nostro impegno nella promozione dei contratti di filiera. Per noi sono uno strumento cruciale da un lato a garantire la qualità del prodotto, dall’altro a remunerare l’agricoltore garantendogli una migliore redditività della produzione.

Ma possiamo citare anche iniziative come Cereale Sicuro, una iniziativa nata dalla collaborazione tra noi e i nostri agenti, ideata e messa a terra nel 2024 in previsione della semina dei cerali autunno vernini, con cui abbiamo concesso una condizione senza precedenti agli agricoltori che decideranno di conferire a CAI il loro raccolto. In sostanza, tutti i mezzi tecnici di cui avranno bisogno per portare a termine la campagna invernale verranno pagati a settembre 2025, ovvero dopo che avranno raccolto, conferito e incassato il dovuto. Questo permette all’agricoltore di evitare l’esposizione finanziaria nel corso dell’anno e di concentrarsi solo sulle migliori soluzioni per raggiungere i propri obiettivi.

Infine, le sfide legate al cambiamento climatico richiedono agli agricoltori una capacità di programmare il proprio lavoro e di adattarsi alle nuove tecnologie, sfruttandole a proprio vantaggio. CAI che ruolo svolge in questo ambito?

Le nuove tecnologie sono sicuramente tra i più preziosi alleati nel fronteggiare almeno una parte delle sfide poste dal cambiamento climatico. Pensiamo solo al tema della carenza d’acqua in alcune regioni. La possibilità di dosarla con precisione, garantendo la qualità del raccolto ma senza sprechi è un vantaggio enorme, specie nel caso venga razionata. Da questo punto di vista le mappe satellitari che monitorano lo stato vegetativo delle colture, i software DSS che incrociano dati meteo e prevedono il momento migliore per applicare un trattamento, sono strumenti che incidono positivamente e da subito sulla gestione agronomica ed economica dell’azienda. Ma il panorama è vastissimo e risponde non solo alle minacce del clima, ma supporta l’agricoltore per ottenere una maggiore redditività dell’Azienda. In questo senso, la missione di questi dispositivi è sinergica agli obiettivi di CAI e quindi è innegabile che per noi ci sia un forte investimento in competenze per gestire e promuovere queste innovazioni.