La passione di chi ci lavora, il legame con il territorio e la visione di chi lo guida sono i fattori che rendono il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno un punto di riferimento per l’intero comparto. Questo il ritratto disegnato dal Consigliere Fabio Piccolin, imprenditore del settore enoturistico.

Siamo a circa metà del mandato del Consiglio, proviamo un bilancio di quanto è stato fatto e di cosa si dovrà fare.

Entrare nel Consiglio del Consorzio Agrario per me è stata un’esperienza completamente nuova che ho cercato di affrontare mettendomi a disposizione in modo propositivo. In questo periodo ho avuto la conferma di quanto il Consorzio sia una realtà ben consolidata, un punto di riferimento per le aziende in materia di assistenza e consulenza d’impresa. Questo è reso possibile da una struttura coesa, la cui esperienza è al servizio del territorio inteso nella sua complessità, non solo per chi lavora in agricoltura. Un fattore chiave, che porta il Consorzio a guardare sempre avanti sia in termini tecnologici che di progettualità. Grazie a questo atteggiamento siamo riusciti, ad esempio, ad affrontare il lockdown organizzando il lavoro da remoto in tempi brevissimi, senza interruzioni. Anche il percorso di adesione al CAI nazionale credo sia un passo fatto in questa direzione, per sviluppare ancora di più la rete e mettere in condivisione il meglio che ogni Consorzio Agrario d’Italia può offrire. Proprio questa volontà di essere sempre al passo con i tempi e di condividere progetti e obiettivi è la stata maggior sorpresa nel momento in cui ho preso posto in Consiglio: una lungimiranza non comune per la quale dobbiamo ringraziare la dirigenza grazie alla quale il Consorzio di Treviso e Belluno è un contesto dinamico e che guarda al futuro.

Qual è la situazione attuale del comparto agricolo, specialmente per il settore vitivinicolo ed agrituristico che lei rappresenta? E, nello specifico, per la zona di Valdobbiadene?

Per il comparto enoturistico l’annata 2020 è stata molto impegnativa ma siamo riusciti a realizzare un’ottima produzione in termini di qualità. I produttori dell’area storica del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, tra cui vi sono moltissimi soci del Consorzio, sono infatti sempre più attenti alla sostenibilità delle loro produzioni, attuando trattamenti solo quando necessari. Anche per questo, nel nostro mandato abbiamo voluto analizzare in modo particolare lo sviluppo del tema ambientale: in quest’ottica è nata una collaborazione con il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, che da tempo ha avviato un protocollo di difesa legato alla tutela ambientale, che, come Consorzio Agrario, abbiamo condiviso.

E dal punto di vista commerciale?

Dal punto di vista della vendita, c’è stata una inevitabile sofferenza dovuta alle chiusure e alle limitazioni delle attività di somministrazione e accoglienza. Quello che cogliamo è comunque una grande voglia di riprendere le visite nelle nostre colline, oggi Patrimonio UNESCO, di scoprire questo territorio anche degustando e assaggiando i nostri prodotti tipici. E da parte dei produttori c’è sicuramente molta più cura del territorio, perché il riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità è un motivo d’orgoglio per chi in queste colline vive e lavora, rendendo ogni produttore molto più attento e responsabile nei confronti di questa ricchezza che siamo tutti chiamati a custodire.

In questo contesto, qual è il ruolo del Consorzio Agrario?

In questo momento più che mai il Consorzio deve proseguire il proprio impegno nell’affiancamento alle imprese, per offrire servizi agli agricoltori ma anche ai “semplici cittadini”. Quello che ci auguriamo, come Consiglio, è che anche all’esterno si riesca a percepire la grande passione e l’impegno di chi lavora al consorzio.

Tre cose che auspica per il futuro del settore.

Anzitutto, al Consorzio Agrario di Treviso e Belluno auguro che possa diventare l’attore principale del comparto agricolo, che riesca a fare rete e ad essere sempre più incisivo sul mercato, perché sono fermamente convinto che lo scambio di idee e di esperienze possa facilitare il lavoro di tutti. In secondo luogo, auspico che questa pandemia si fermi il prima possibile, dandoci l’opportunità di riprendere il lavoro al 100% e di rimettere in moto l’economia. Infine, mi auguro che questo periodo abbia fatto riflettere molti cittadini sull’importanza del comparto agricolo, che non ci vedano più solo come produttori di prodotti alimentari ma anche come persone che si spendono per la salvaguardia del territorio e della cura dell’ambiente, un bene prezioso e di tutti.