Veneto Agricoltura è l’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario, Ente strumentale della Regione del Veneto, che svolge attività di supporto alla Giunta Regionale nell’ambito delle politiche per i settori agricolo, agroalimentare, forestale e della pesca, il collegamento tra Amministrazione regionale e mondo produttivo, al fine di far emergere e rispondere alle esigenze delle imprese, in particolare per quanto riguarda il fabbisogno di innovazione. Un obiettivo raggiunto attraverso la realizzazione di tavoli di lavoro e di confronto con il mondo imprenditoriale, attività di rete, strumenti di accompagnamento e valutazione. Un ruolo chiave per tutto il settore primario regionale, dunque, quello ricoperto da Veneto agricoltura che, da gennaio 2021, vede alla direzione Nicola Dell’Acqua, al quale Regione del Veneto ha affidato un incarico quinquennale.

Veneto Agricoltura è uno degli enti strumentali principali della Regione per consistenza dei dipendenti e delicatezza delle funzioni. Quali saranno le linee guida del suo mandato?

Sono agronomo con una vecchia laurea in scienze delle produzioni animali, a dire il vero poco sfruttata. Quindi sono ben felice che la Giunta ed il Presidente Zaia abbiano avuto fiducia in me affidandomi la guida di questa importante realtà. In effetti Veneto Agricoltura è una delle Agenzie più importanti della Regione Veneto, con i suoi quasi 800 dipendenti, dei quali 560 appartenenti però ai SIF, i Servizi Idraulico Forestali che la Regione ci ha ceduto tre anni fa. È di fatto la più grande azienda agricola veneta operando attraverso diversi Centri sperimentali e Aziende pilota e dimostrative in tutto il territorio veneto – sull’asse Treviso- Belluno a Mogliano (Az. “Diana”) e a Sedico (Az. “Villiago) – su quasi 1100 ettari complessivi. Gestisce inoltre gli oltre 15.000 ettari di bosco di proprietà regionale, il demanio forestale regionale, che contempla anche incantevoli realtà come il Bosco del Cansiglio, che i trevigiani e bellunesi conoscono bene. La mia esperienza professionale in questi anni nel Veneto e in giro per l’Italia è sempre stata di tipo operativo, quindi improntata alla soluzione dei problemi. Anche se sono ancora in una fase di studio delle dinamiche che sottendono la complessità di questo ente regionale, è certo che la mia presenza qui sarà orientata ad implementare al meglio le direttive ricevute dalla Giunta e dal Consiglio regionale, rendere la collaborazione con gli uffici regionali di riferimento sempre migliore ed empatica, efficientare le procedure e l’operatività dell’Agenzia. Tutto questo in stretta collaborazione con il mondo agricolo e le sue necessità, avviando fin d’ora un forte legame basato sull’ascolto attento alle istanze delle organizzazioni professionali agricole.

Su quali temi e progetti concentrerete le vostre prime azioni? E più a lungo termine?

Realizzare un dialogo con gli stakeholders è fondamentale per guidare correttamente la nostra attività istituzionale di conoscenza, informazione e trasferimento dell’innovazione al comparto agricolo, forestale, della pesca e quelli correlati. Da questo costante ascolto trarremo le indicazioni per definire le nostre priorità e la nostra roadmap. Ma non navigheremo a vista. Abbiamo alcuni fari di riferimento forte, ovvero le direttive contenute nella nostra legge istitutiva e le indicazioni dell’Assessore all’Agricoltura Federico Caner. In questa logica abbiamo già avviato un approccio partecipativo che permetta all’Agenzia di operare in sinergia con i nostri referenti, gli stakeholders appunto, anche in sede locale. Sono i tavoli territoriali; quello sull’ortofrutta è già operativo, dove ad esempio si progetta la lotta alla cimice asiatica, vero flagello per il settore. Stesso dicasi per la pesca, dove il flagello si chiama “cormorano”. Anche il territorio montano avrà i suoi tavoli locali di confronto; è in via di definizione, ad esempio, quello sul Cansiglio, che tra l’altro affronterà le tematiche legate alla zootecnia e le ricadute economiche lattiero-casearie, che il COVID ha ancora di più compromesso.

Avete da poco presentato le prime valutazioni sull’andamento del comparto agroalimentare regionale nel 2020, qual è la situazione regionale? Quali sono i settori che registrano più difficoltà e quali, invece hanno segnato le performance migliori?

Una valutazione dell’andamento dell’annata agricola 2020 non può non considerare gli effetti dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19. Il settore agricolo ha subito ingenti danni, anche se meno di altri come il turismo e l’industria. Tanto nella prima quanto nella seconda ondata della pandemia il blocco a bar, ristoranti, agriturismi e agli spostamenti si è fatto, e si fa tuttora, sentire lungo le filiere agroalimentari. Particolarmente colpiti, nel settore agricolo anche in Veneto, gli agriturismi e le attività collegate (fattorie didattiche, centri estivi in fattoria), che hanno registrato perdite di fatturato nell’ordine del -50% rispetto al 2019. Tornando agli allevamenti, si rileva sia una riduzione delle quantità prodotte che un pessimo andamento commerciale. I prezzi del latte hanno segnato una contrazione del -6% a causa del Covid per cui una maggior quota si è riversata sui numerosi formaggi di qualità e stagionati del Veneto, la cui produzione ha segnato un deciso aumento. Le macellazioni di bovini da carne, su cui il canale Horeca pesa il 35%, hanno segnato un -10%. Male anche i suini (-7%). Il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta nel 2020 viene tuttavia stimato in 5,8 miliardi di euro, sostanzialmente sugli stessi livelli del 2019. Ci sono, quindi, comparti che non sono andati poi così male. Ad incidere in maniera preponderante è stato il miglioramento della produzione sia delle colture erbacee (record per rese di mais +31% e soia +34%), che delle rese di molte orticole e delle frutticole, queste ultime in aumento anche nei prezzi dopo un 2019 con grosse perdite produttive a causa del pessimo andamento climatico. Passando a colture sicuramente di interesse per la provincia di Treviso, si segnala la buona produzione (+7%) e resa della vite, nonostante il calo delle esportazioni di vino, e di prosecco in particolar modo, a causa delle chiusure all’Horeca imposte dal Covid. Le rese sono state negative, invece, per il radicchio (-12,6%), come pure produzione e superficie investita. Anche i prezzi hanno segnato un generale ribasso per le chiusure imposte dalla pandemia e la domanda in contrazione.

Nel contesto attuale del settore primario, quale dovrebbe – o potrebbe – essere, il ruolo dei Consorzi Agrari del Veneto?

I Consorzi Agrari sono cooperative agroindustriali, seppure con peculiarità di rilievo che riguardano, soprattutto, la vigilanza alla quale sono soggetti a tutela dei soci che vi aderiscono. Nacquero sul finire dell’Ottocento per svolgere principalmente la funzione di gruppi di acquisto (soprattutto concimi chimici e macchine agricole) a favore degli agricoltori. L’obiettivo si è evoluto nel tempo fino a creare strumenti economici integrati tra i vari Consorzi per aumentare il valore aggiunto in agricoltura e migliorare la competitività delle singole unità consortili a servizio dei soci. In oltre un secolo le strutture hanno favorito concretamente l’innovazione e il miglioramento della produzione agricola, soprattutto mediante la predisposizione e la gestione di servizi utili all’agricoltura, anche con finalità pubblicistiche. Indubbiamente i servizi offerti (assicurativi, credito, consulenze specialistiche, disponibilità di prodotti e mezzi a prezzi concorrenziali, etc.) sono quanto mai attuali e necessari in considerazione delle caratteristiche strutturali della maggioranza delle aziende agricole del nostro territorio. Ma vista la sempre maggiore specializzazione delle aziende agricole è auspicabile un rafforzamento della consulenza tecnica offerta e del supporto all’innovazione tecnologica disponibile presso il Consorzio. Alla vigilia della prossima Pac, con le nuove esigenze dei consumatori e con un mercato sempre più volatile nonché le problematiche commerciali connesse alla pandemia, un sistema capillare ed organizzato sul territorio che riesca a guidare le aziende, affiancandole con professionalità e competenza è assolutamente un plus da sostenere, per consigliare al meglio l’accesso a nuovi mercati, favorire l’integrazione verticale con attività ad alto valore aggiunto, promuovere le tecnologie digitali nonché diffondere l’agricoltura di precisione e altre tecnologie innovative. Si ricorda anche la sfida alla sostenibilità dell’agricoltura, dove i Consorzi possono svolgere un ruolo chiave favorendo, per esempio, metodi produttivi a tutela della risorsa idrica e agevolando un uso consapevole e adeguato dei prodotti che possono avere un impatto sull’ambiente.

Più in generale, cosa auspica per il futuro del comparto?

Storicamente l’agroalimentare per il Veneto è stato, ed è, uno dei grandi comparti trainanti il PIL regionale. Si pensi poi alle sinergie positive avviate con il settore turistico, anch’esso una delle nostre grandi “industrie”, dove siamo leader in Italia e quindi nel mondo. Se abbiamo un territorio tanto ambito è anche grazie all’agricoltura e a quanto la cultura dei veneti, da sempre fortemente commista con le pratiche agricole e la trasformazione dei suoi prodotti, ha prodotto nei secoli. Vorrei quindi che questa tradizione non venga meno, si confermi e si rafforzi. Come Veneto Agricoltura faremo la nostra parte anche in questo senso, in sinergia come ci viene richiesto dall’Assessore Federico Caner, con gli uffici regionali del turismo. Le ricadute saranno positive per tutti, tanto sul piano economico che culturale e ambientale.